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Simona Squadrito, co-fondatrice, assistente editoriale e membro del board curatoriale di KABUL.

Valeria Minaldi co-fondatrice, managing editor e componente del board curatoriale di KABUL. 

Dario Alì, co-fondatore di KABUL ed editor-in-chief del progetto.

Francesca Vason, co-fondatrice, project manager e parte del board curatoriale di KABUL magazine

Simona: Ho iniziato ad occuparmi di editoria nel 2015, quando ho intrapreso un progetto dal nome Utopie d’artista che mi ha permesso di creare ex novo e poi gestire per quasi un anno un piccolo corner dedicato ai libri d’artista e all’editoria indipendente presso la storica libreria milanese Utopia. Questo progetto è cresciuto, trasformandosi successivamente in REPLICA, l’Archivio italiano del libro d’artista. Tra gli altri progetti editoriali ricordo con piacere il Giornale della LAP, periodico cartaceo distribuito in Brianza, di cui sono stata capo redattore per quattro anni.

Valeria: Ho cominciato a occuparmi seriamente di editoria nel 2016 con la nascita di KABUL, allora solo in veste di magazine. Lo stesso anno abbiamo deciso di definire il nostro primo libro, “KABUL magazine - Printed edition”, ovvero una raccolta dei primi articoli disponibili sul sito relativi ai temi “Assedio” e “Mobility”. All’inizio il mio unico ruolo era quello di autrice, quasi subito si è esteso portandomi a diventare membro attivo nella strutturazione e realizzazione del progetto. Oggi, come gli altri, mi occupo della linea editoriale, e nello specifico, soprattutto per la sezione magazine, ho assunto il ruolo di managing editor anche se possiamo considerarla come un’etichetta puramente indicativa.

Dario: La mia prima esperienza in ambito editoriale coincide con la creazione di KABUL, nel 2016, quando era inizialmente solo un magazine online co-fondato da persone accomunate dal desiderio di rinvigorire il dibattito culturale italiano attraverso la diffusione di autori e contenuti allora centrali nella scena internazionale ma ancora poco noti in Italia. Ho cominciato dalle basi, scrivendo in prima persona gli articoli pubblicati sul magazine e correggendo le bozze dei miei collaboratori, per poi contribuire nel mio piccolo a espandere e strutturare un progetto che, di lì a poco, ha visto la nascita di un’associazione culturale no profit e di una casa editrice indipendente.

Francesca: Il primo avvicinamento all’editoria è avvenuto nel 2012, durante un tirocinio post lauream, nel team curatoriale di Quarter Magazine, un progetto editoriale ideato dalla fondazione d’arte con cui collaboravo. Per Quarter mi occupavo della sezione di approfondimento dedicata alle arti contemporanee. Successivamente, dopo diverse collaborazioni con alcune testate di settore nel ruolo di contributor, è nata la necessità di dare vita a un progetto editoriale, un magazine, una redazione. La nascita di KABUL, nel 2016, ha cercato di assecondare e dare risposta all’esigenza di osservare il contemporaneo e i suoi attori con un approccio critico-curatoriale, soffermarsi sulla loro complessità e transdisciplinarietà.

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Simona: L’interesse per l’editoria indipendente e per i libri d’artista è maturato una decina di anni fa, durante il corso di Editoria d’arte tenuto Angela Madesani, nota critica e storica dell’arte e dell’editoria. È stato davvero un momento epifanico che mi ha permesso di scoprire una passione latente. La prima cosa che feci a fine corso fu produrre insieme a Elia Gobbi, Andata e Ritorno un libro d’artista fortunato. 

 

Valeria: L’esigenza di contribuire a questo mondo è nata dalla voglia di dedicarmi alla divulgazione e all’utilizzo critico di contenuti legati al mio ambito di studi, le neuroscienze e in particolare la neuroestetica. Non avevo pianificato però di far parte di una redazione, cosa che con KABUL è avvenuto spontaneamente. Piano piano, avanzando per prova ed errore, è diventata una parte fondamentale della mia attività.

 

Dario: “Sempre” è esagerato, ma diciamo che ho capito di voler lavorare nel settore molto presto. A un certo punto ho capito anche che i testi preferivo leggerli (e possibilmente migliorarli) piuttosto che scriverli, e da lì ho cominciato a nutrire il desiderio di diventare un editor.

 

Francesca: Durante il percorso di studi ho sempre immaginato che la scrittura avrebbe avuto un ruolo importante anche nella mia attività lavorativa. La consapevolezza, però, che avremmo dato vita a una redazione e che questo sarebbe diventato parte del mio lavoro è avvenuta più tardi e devo ammettere che alcune esperienze precedenti di curatela di progetti editoriali sono state fondamentali. L’editoria è una passione nella stessa misura in cui lo sono lo studio e la ricerca. KABUL, per come è stato concepito e per come l’abbiamo fatto evolvere nel corso degli anni, è un progetto che ci permette di esplorare tanti aspetti della contemporaneità, entrare in contatto con tanti punti di vista differenti, saperi e approcci diversi. Dare forma a un prodotto editoriale che può raccogliere e abbracciare tutti questi pensieri è ciò che oggi mi appassiona maggiormente.

Simona: KABUL magazine è di certo il progetto più prezioso che ho la fortuna di “seguire” e “creare”.  La questione del ruolo è una matassa da sbrogliare di volta in volta. E’ difficile infatti per noi di KABUL magazine avere dei ruoli specifici, fissi e vincolanti. Per quanto mi riguarda ho seguito il progetto fin da subito e ho svolto diverse mansioni. Mi sono occupata e mi occupo tutt’ora insieme ai miei tre colleghi dello sviluppo dei progetti, della ricerca dei fondi, della gestione degli autori, di ricerca, di fare scouting e così via.
L’editoria è una passione e uno dei miei principali impegni lavorativi. Come accennavo sopra, oltre a KABUL sono impegnata anche con REPLICA. Da diversi anni sono la responsabile dei progetti della Fondazione Rossi, una realtà in cui posso anche realizzare cataloghi d’arte. Mi occupo di curare progetti culturali e mostre d’arte, oltre a prestare assistenza agli artisti che necessitano di organizzare il loro archivio. Ho recentemente concluso un lungo mandato di cinque anni come direttrice del Museo Villa Vertua Masolo, un vivace polo culturale lombardo. 

Valeria: Al momento seguo solo i progetti editoriali di KABUL. I ruoli in KABUL non sono fissi e definitivi. Come redazione definiamo insieme i temi che vogliamo approfondire, i contenuti, i progetti, scegliamo gli autori, i partner da coinvolgere, le istituzioni da contattare ecc. Poi chiaramente ci dividiamo i compiti ma tutto passa attraverso la condivisione e il feedback interno. L’attività editoriale che svolto è legata del tutto al progetto KABUL. Oltre a far parte della redazione, sono una psicologa specializzata in neuroscienze che lavora come consulente nell’ambito della salute sul luogo di lavoro e in ambito clinico come specializzanda psicoterapeuta a orientamento cognitivo-costruttivista. 

Dario: Seguo tutti i progetti editoriali di KABUL, sia per quanto riguarda il magazine che la casa editrice. Il nostro progetto non prevede ruoli fissi e strettamente definiti, la linea editoriale e i contenuti li definiamo sempre in condivisione, anche se mi ritrovo sempre nella piacevole mansione di correggere bozze ed effettuare riscontri tra impaginati prima della stampa. Forse il mio ruolo è il cacciatore di errori. L’editoria è la mia sola professione, ma KABUL non è il mio unico lavoro. La mia principale fonte di sostentamento è il mio lavoro come responsabile didattico dei corsi di formazione organizzati da Mondadori Education e Rizzoli Education (Gruppo Mondadori). In quel contesto mi occupo di definire e coordinare lo sviluppo editoriale del nostro catalogo.

Francesca: In KABUL mi occupo ufficialmente delle sezioni Projects e Editions. La sezione del Magazine la seguo solo nella fase di ricerca, definizione dei contenuti – sempre in concerto con i miei colleghi – nell’elaborazione degli editoriali e nella definizione della COVER. Un aspetto bello della nostra redazione è la fluidità delle mansioni. Ci siamo imposti dei ruoli prestabiliti, ma la verità è che la ricerca di tutti alimenta tutte le parti che compongono KABUL, lo scambio e il confronto sono continui a tutti i livelli del lavoro di redazione, indipendentemente dalla mansione, dalla sezione o dai ruoli. KABUL non è la mia unica attività. Sono una curatrice indipendente e collaboro con M+B Studio di Venezia nella produzione di progetti espositivi internazionali, soprattutto di alcuni padiglioni nazionali nell’ambito della Biennale di Venezia. 

Ogni progetto editoriale nasce da una domanda fondamentale che ognuno, chi più chi meno consciamente, si pone prima di cominciare: che cosa vogliamo leggere? Questa domanda è alla base di ciascuno dei libri che realizziamo perché noi in primis consideriamo l’oggetto che andremo a produrre come un’occasione per fare ricerca e portare avanti i nostri interessi e le nostre attitudini personali. Questa esigenza si traduce nei fatti nella selezione e scelta di un tema, di un argomento su cui, per ogni pubblicazione, intendiamo focalizzarci, per approfondire e rinsaldare le nostre conoscenze, e condividerle con chi, come noi, è interessato a questi argomenti. KABUL è nato proprio da questa esigenza, dal desiderio di essere noi i primi voraci lettori dei libri che realizziamo. Poi, dalla scelta dell’argomento da affrontare, ne consegue la selezione degli autori da coinvolgere e la definizione della forma che prenderà il contenuto.

KABUL è un’associazione no profit quindi i fondi derivano dalle partecipazioni a bandi e dalle collaborazioni con le istituzioni, sia pubbliche che private, che ci permettono di portare avanti workshop, convegni, tavoli di ricerca. Il materiale che raccogliamo da tali iniziative, sia documentaristico che outcome di processi di ricerca, diventa poi la fonte dei nostri progetti editoriali. Com’è noto a chi lavora nel campo, i fondi a disposizione per l’editoria non sono molti, ma per fortuna esistono diverse realtà affezionate al nostro progetto e che contribuiscono alla sua prosecuzione. Per completare il giro, raccogliamo fondi tramite le donazioni a seguito delle quali distribuiamo a richiesta i nostri volumi. In questo modo creiamo un circolo virtuoso di finanziamento da un progetto editoriale all’altro.

Sicuramente tramite l’utilizzo dei social, tra Facebook e Instagram. Poi grazie a una serie di presentazioni ospitate da istituzioni o partner di progetto. Prima della pandemia e speriamo anche dopo approfittavamo delle fiere editoriali come occasioni per presentare il nostro progetto ma anche per conoscere gli affezionati. Non vediamo l’ora che torni anche quella dimensione.