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Mi chiamo Francesco Ciaponi e fin dalla mia tesi, un saggio storico sull’editoria underground italiana degli anni ‘60 e ‘70, mi occupo delle manifestazioni contro culturali del testo stampato.

Negli anni Novanta ho avuto la fortuna di assaporare quel gusto alternativo e sotterraneo tipico dei locali in cui si ascoltavano suonare, fra sudore e alcol, band fuori dai circuiti mainstream e allora era tipico sfruttare quei momenti per lo scambio di fanzine e altri prodotti editoriali indipendenti.

Nel 2001 ho realizzato la mia prima fanzine, che con molta fantasia si chiamava Friscospeaks, riuscendo a entrare nel circuito che allora si basava su scambi reciproci, conoscenze, collaborazioni e pochi momenti di aggregazione come, per esempio l’Happening Underground che si svolgeva al Leoncavallo di Milano. Dopo l’università ho continuato i miei studi e ricerche sul tema capendo che, se da un lato non vi era nessuna analisi teorica di questi fenomeni, dall’altra c’era un mondo infinito da scoprire e quindi, eccomi qua.

Dal 2017 curo e gestisco i contenuti del sito Edizioni del Frisco che pubblica annualmente (pochi) libri dedicati a queste tematiche cercando di promuovere collaborazioni fra chi, come me, opera in questo settore. Da sempre ho voluto sfogliare, toccare, leggere e ricercare questo tipo di prodotti sommersi sotto il mare magnum dell’editoria mainstream. Il loro riuscire a essere inafferrabili mi ha sempre affascinato ed è tutt’oggi il motivo per cui ritengo ci sia molto da lavorare in questo senso.

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Dal 2018 dirigo il magazine di cultura indipendente Friscospeaks, nato come esperimento e poi divenuto un semestrale senza una vera e propria linea editoriale se non quella di portare a galla anche in Italia il variegato mondo della grafica indipendente con interviste, fumetti, recensioni e molto altro. Nel 2020 è uscito il mio terzo libro dal titolo Fenomenologia dell’editoria indipendente: un’analisi storica della stampa libera dal Novecento a oggi, un saggio sulle multiformi tipologie di rappresentazione dell’editoria indipendente dal novecento fino a oggi, dal fumetto indipendente alle fanzine, dalla poster art ai sottogeneri quali il surf, lo skate e il rap, fino ai moderni magazine indipendenti. Mi piacerebbe riuscire a dare continuità ad un progetto editoriale che tenti di ampliare le conoscenze sui temi dell’editoria indipendente e sulle forme con cui essa si manifesta, ma ci sto ancora lavorando.

E’ necessario portare a casa la pagnotta e quindi negli anni ho ampliato quelle che sono le mie competenze anche al di la dei miei studi sulla teoria e sociologia dei testi e oggi collabora con due case editrici come grafico editoriale e insegno in due accademie. Il tutto, per fortuna, gravita comunque sempre intorno al libro, alla carta, alla grafica e all’editoria.

Per realizzare i miei progetti seguo la tradizionale massima degli anziani, almeno toscani, secondo cui nel più ci sta il meno, cioè lascio partire tutti i treni che mi affiorano nella testa, almeno quelli che immagino sostenibili.

Mi piace condividere idee e progetti quindi, una volta che l’idea sembra camminare con le proprie gambe, tendo a importunare amici e conoscenti che possono avere un punto di vista interessante chiedendo loro opinioni e scambi di vedute. Da qui poi si comincia a lavorare e, dopo anni, sono riuscito a mettere a fuoco che una delle caratteristiche tipiche dei miei progetti è la partecipazione massima, l’apertura totale sia a tematiche differenti che a persone con cui cerco di entrare in contatto. Forse questo va a discapito della coerenza di fondo del progetto, ma oltre che essere un mio modus operandi istintivo, reputo utile che ci sia anche qualcuno che non segua il classico modello editoriale oggi in voga di sistematizzare tutto, di renderlo immediatamente definibile, anzi penso sia proprio il contrario.

Con tutto ciò che riguarda i fondi e, più in generale, la burocrazia, sono una completa frana e quindi cerco sempre di starne il più possibile alla larga. Si tratta di un tema centrale per la sopravvivenza, non solo però dal punto di vista della sostenibilità. Credo infatti che essere autonomi sia sinonimo di libertà e questo è il punto imprescindibile da cui non vorrei discostarmi mai. Per quanto riguarda i miei progetti editoriali, i fondi a disposizione sono, come nella vita, quelli che provengono dalla vendita, niente altro. Non ho capitali, né sponsor, né altre fonti di entrata se non quelle dei progetti stessi e credo che questa sia la forma migliore per capire - senza tanti fronzoli - se un progetto ha una propria dignità pubblica o se invece, al contrario, non ha nessun interesse oltre al mio. So bene che è un approccio un pò old school, ma quale risposta è migliore di quella di chi paga per leggere un tuo prodotto?

Anche per quanto riguarda la comunicazione tendo a affidarmi al lettore, al suo giudizio. Mi piacerebbe fosse proprio chi compra il primo testimonial della bontà di un prodotto editoriale prodotto dalle Edizioni del Frisco. Non sempre accade, ma devo ammettere che anche in questo caso prediligo la qualità alla quantità. I prodotti delle Edizioni del Frisco vengono, quando possibile, promossi con piccolissime campagne sui social che, come in tutte le altre fasi della mia attività, devono necessariamente porre al centro il tema del divertimento. Si promuove un prodotto se si trova una modalità in cui ci divertiamo a farlo, la vedo come una forma di messaggio coerente con tutto ciò che tento di fare che vuole affiancare alla massima libertà espressiva, una costante ricerca di fantasia e divertimento. Per quanto detto fino a qui, risulta evidente che la forma di comunicazione che prediligo per tutte le pubblicazioni delle Edizioni del Frisco è senz’altro quella diretta mediante eventi e presentazioni fisiche. È li che si vedono i volti di chi spende i suoi soldi per un tuo libro, che si ascoltano le domande e si tenta di dare risposte, che si porge la copia da una mano all’altra. Insomma, quello forse è uno dei motivi per cui, almeno io, faccio editoria.